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Accogli le belle notizie

Difficile da credere, ma ad una buona notizia ci si sente spesso intimoriti. Impara dalla gentilezza

di Giuseppe Coppolino

 

 

Ammettere che “le cose stanno andando bene” è difficile: sembra quasi che la situazione benevola che stiamo vivendo possa fuggire via da un momento all’altro.

Qualche tempo fa, un partecipante ad uno dei miei corsi di Mindfulness  fece una lista di avvenimenti sgradevoli capitati in una giornata: ne trovò una decina. L’incontro successivo invece faticò a indicare un solo momento felice della giornata trascorsa e definì la maggior parte delle attività che svolgeva “situazioni normali”.

 

Nelle situazioni che identifichiamo come sconfitte o fallimenti, possiamo riflettere e  comprendere l’insegnamento che stiamo ricevendo oppure possiamo fermarci per festeggiare e dirci che siamo stati bravi. Perché festeggiare? Questo ha molto a che fare con la consapevolezza. Come per lo stress, tendiamo a reagire e non prendiamo coscienza dei nostri comportamenti, sconnettendoci dalla realtà. Allo stesso modo, nei momenti di gioia, siamo portati più frequentemente verso lo stordimento, mentre la celebrazione di un percorso è spesso trascurata.

 

Stress equanime

La nostra reazione allo stress, positivo o negativo che sia, è sempre allontanarci dalla situazione. In particolare, nei casi in cui possiamo esprimere la nostra gioia, tendiamo a percorrere due strade: ignorarla, per paura che svanisca, oppure esprimerla in forme eccessive. L’idea che per festeggiare si debba in qualche modo perdere il controllo è sempre molto ben presente.

 

Allenarsi al bello e al buono

La consapevolezza è fondamentale anche per accogliere le buone notizie ed è il modo migliore per godersi la vita. Nello specifico, ci sono due concetti sui quali vale la pena porre la nostra attenzione: l’impermanenza e la gratitudine. L’impermanenza ricorda che nulla è per sempre: non lo è il dolore così come non lo è la gioia.  La gratitudine, fatta di apprezzamento e di stupore, comporta solo una volontà di osservazione e di apertura.

 

PRATICA l’impermanenza

Con la pratica formale della meditazione dei suoni

 

Cosa, meglio di un suono, può allenarci a lasciare andare? Vi invito a praticarla all’aperto, per esempio in un parco.  Cercate una panchina e sedetevi e mantenete una postura eretta. Potete chiudere gli occhi o tenerli socchiusi fissando un punto a terra. Portate la vostra attenzione ai suoni che vi circondano: bambini che giocano, genitori che chiamano, cani che abbaiano, il traffico. Ognuno di questi suoni va e viene.  Presto o tardi, ogni suono ci lascia. Esattamente come nella vita, le situazioni arrivano e prima o poi ci lasciano. Possiamo imparare dai suoni a non aggrapparci alla realtà che stiamo vivendo.

 

PRATICA la gratitudine

Come pratica informale, scrivete a voi stessi un messaggio prima di andare a dormire

 

Volete ricordarvi di ringraziare? Segnatevelo!  Ogni sera, prima di andare a dormire, scrivete tre biglietti: un grazie a voi stessi, un grazie ad una persona, un grazie alla Vita, per una situazione che avete vissuto. Ogni sera. Se scegliete i famosi biglietti adesivi colorati, potrete disseminare la vostra casa di messaggi per ricordare a voi stessi e ai vostri cari di dire grazie! Da cosa volete iniziare a dire grazie?

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