Carla Nataloni, lo Yoga ormonale dedicato alle donne
un incontro con la divulgatrice dello Yoga Ormonale in Italia
di Antonella Malaguti
A casa ci sono due bimbi su tre febbricitanti e molesti per la tosse, ma ho sgominato le resistenze da mamma chioccia e i sensi di colpa e viaggio su un treno in direzione Milano. Per evadere dalla routine, per onorare un impegno che ho preso, ma soprattutto per diradare quella nebbia di mistero che ammanta lo Hormone Yoga Therapy alias HYT, tradotto un po’ riduttivamente in italiano come Yoga Ormonale. Gli unici indizi che ho per inquadrare questo stile di Yoga ideato dalla brasiliana Dinah Rodrigues sono una serie di articoli, tutti simili e piuttosto generici, pubblicati su varie riviste di settore, e alcune spiegazioni troppo teoriche dell’insegnante di Yoga Carla Nataloni (1968, Brindisi), che alle mie telefonate un po’ insistenti ha risposto con l’aplomb di una first lady, riuscendo a rimanere gentilissima ma inespugnabile (forse per fortuna di carattere, forse perché fresca fresca di silenzio e tecnodigiuno al termine dei suoi dieci giorni annuali di ritiro Vipassana).
Ecco perché il suo invito a partecipare a una lezione in trasferta è giunto inaspettato e graditissimo. L’appuntamento è per le 12 in Corso Garibaldi, per una breve chiacchierata prima della pratica.
Sono già seduta al Moleskine Café quando lei arriva, occhi grandi dietro un paio di lenti trasparenti e mandala di rudraksha al collo. Ha fatto 3 ore di viaggio in auto da La Spezia, ma sembra appena uscita dalla vasca da bagno. Mi appare diversa da come l’ho vista in foto, in bilico tra due trulli nella posizione del Guerriero. In equilibrio fra due enormi mammelle, o fra due mondi, asse di una gigantesca bilancia, scalatrice di montagne.
Più le parlo, più mi sembra che Carla sia proprio questo: avventuriera delle asperità. Pioniera di start up nel mondo della moda per 15 anni, prima in Italia, poi in Francia, ha deciso di lasciare tutto per insegnare Yoga. “Non sono convinta che lo Yoga debba diventare un lavoro, forse dovrebbe rimanere qualcosa di altro…” Lascia la frase sospesa, ed è l’unico momento di incertezza che traspare dalla nostra conversazione. Il suo sorriso non tentenna neanche quando racconta che è approdata allo Yoga Ormonale dopo una menopausa precoce. “Se avessi avuto dei figli, non avrei avuto tutti i weekend liberi per studiare yoga. In fondo, si è madri in tanti modi”. Le figlie e i figli di Carla hanno i piedi nudi anche da grandi, e calcano il tappetino di yoga.
Quando la pratica è donna
Sono quasi le 13, è tempo di pratica. Mentre cammino verso le vetrate di Spazio Garibaldi, al numero 77, temo che il pancake al miele che ora mi galleggia nello stomaco non sia stata una buona scelta.
Nella sala siamo più di una ventina di donne. “Oggi gli uomini ci hanno lasciato sole” commenta Carla guardandosi intorno “eseguiremo l’intera sequenza dedicata a noi”. Alla sua lezione precedente, a Matera, qualche giorno prima, la presenza maschile è stata consistente: 6 uomini vs. 18 donne. Lancio mentalmente un pensiero di gratitudine a tutti i maschi milanesi avventati sui brunch del sabato, che oggi ci permettono di andare oltre la generica lezione introduttiva allo Yoga Ormonale, per affrontare la completa sequenza femminile. Lo HYT prevede infatti tre distinte sequenze. La prima, quella che stiamo per iniziare, è stata ideata da Dinah Rodrigues circa 30 anni fa. “Poi i mariti sono andati da lei preoccupati, chiedendole cosa dovevano fare per restare al passo con le loro mogli, che erano in gran forma” racconta Carla divertita “così Dinah si è concentrata sullo studio della fisiologia maschile e ha ideato la pratica specifica per gli uomini, che ha asana, pranayama, visualizzazioni e mantra specifici. Solo successivamente Dinah ha elaborato la sequenza per contrastare la patologia del diabete, che stimola ghiandole ancora diverse, quali milza e pancreas”.
Quando ci invita a concentrarci sulla respirazione addominale, la voce allegra di Carla si fa intensa e quasi imperiosa, come quella di una madre che richiama i bambini dal gioco all’ora della cena. In fondo anche noi siamo venute qui per questo: essere nutrite. Sono riuscita a trovare un tappetino nonostante l’overbooking della sala. Finalmente mi rilasso. Si inizia.
Mamme di se stesse
Ciò che accade nelle due ore successive è un viaggio verso i miei limiti. Sono stupita quando (alla fine di ciò che scoprirò essere solo la sequenza di riscaldamento) Carla ci annuncia l’inizio di quella che, idealmente, dovrebbe essere la pratica quotidiana. Abbiamo già eseguito sette posizioni, in modo dinamico. Ogni posizione viene ripetuta per sette volte a un ritmo molto sostenuto, accompagnata dal pranayama Bastrika K.D. Mi accorgo che la mia pancia, che ha contenuto tre cuccioli in versione king-size, se ne va dove vuole. Mi concentro sulla sincronizzazione di respiro e asana, ma sono combattuta fra precisione e ritmo: se abbino posizione e pranayama in modo corretto sono l’ultima della sala a finire la sequenza, se do la priorità alla velocità, la mia coordinazione va a farsi un brunch insieme al popolo degli uomini, là fuori. Mi scontro per l’ennesima volta con l’insidioso tarlo del perfezionismo, quello che si mangia le mie giornate da madre lavoratrice freelance: una lotta inestinguibile fra efficienza e ambizione alla lentezza. Le parole di Carla arrivano come una carezza: “Non c’è niente che non si possa fare. Ciò che non si può fare oggi, si potrà fare domani. Ciò che è essenziale non è ricordare ed eseguire da subito tutta la sequenza, ma iniziare a trovare nelle vostre giornate cinque minuti per respirare”.
La pratica è una successione di incroci di gambe, di dita… alcuni asana sono per me nuovi. Mi pare che si balzi con disinvoltura dalla tenuta muscolare a una fluidità tipica di una danza. All’impegno del pranayama si aggiunge quello di Mula bandha, con kumbaka (sospensione del respiro), sia a polmoni pieni sia a polmoni vuoti, a chiudere quasi ogni postura.
Sono nel pieno del fare, mi gira un po’ la testa per l’iperventilazione. Carla ci rassicura: è una conseguenza normale. Mi sento un po’ stanca, quando lo Yoga Nidra arriva a ribaltare tutto, come il finale de I soliti sospetti: il mio corpo imperfetto inaspettatamente fa la pace con la mente e smette di zoppicare accanto a lei… si placa, si eleva, si accetta.
Torno in metro verso la stazione, mi sorprende nel finestrino una faccia radiosa. Possibile che sia già effetto degli ormoni? Più probabilmente è merito di tutte queste ore di sfrenata libertà. Alle 16 salgo sul treno, mentre Carla inizia la lezione rivolta ai bambini diabetici al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, nell’ambito del Yoga Festival Bimbi. Con la sua voce autorevole guiderà anche loro, e li nutrirà, senza bisogno di zucchero.
Forse non è un caso, penso guardando una rosa su un mega schermo in Centrale, che Dinah Rodrigues compia 91 anni proprio domani, il 13 maggio, il giorno della Festa della Mamma.
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