Krishna, il Dio-Uomo
Tra le divinità più venerate in India perché ha forma e sentimenti umani ed è il più “puro”
di Gianni Da Re Lombardi
Krishna non è un uomo, è il più famoso avatar di Vishnu, cioè un dio in forma umana. Insieme con Rama, un altro dei numerosi avatar di Vishnu, Krisha è una delle figure divine più venerate in India. Per chi è di formazione cristiana è ha delle perplessità ideologiche nei confronti del multiforme pantheon induista, va osservato che secondo la filosofia induista si tratta di diverse manifestazioni di un unico principio divino, quindi l’adorazione di diversi dei e di innumerevoli avatar divini non è necessariamente in contrasto con il concetto di monoteismo, non più del culto della Trinità, della Madonna e dei Santi protettori che si vedono nei vari filoni di Cristianesimo.
La vita di Krishna nella sua esperienza terrena è avventurosa e piena di colpi di scena. Viene narrata nel “Mahabharata”, la grande epopea degli antenati e dei fondatori dell’India, e nei “Purana”, antichi libri che hanno illustrato le verità fondamentali dell’induismo in modo accessibile anche alle classi popolari. Per la filosofia dello yoga un episodio del “Mahabharata” particolarmente importante è quello riportato nella “Bhagavad-Gita”. In questo poema di 700 quartine, Krishna spiega al guerriero Arjuna l’essenza del Karma Yoga per chi è costretto all’azione dalla sua condizione umana, più altri interessanti misteri sulla vita e l’Universo.
“Amore, ti penso”
Secondo la tradizione, Krishna viene concepito senza unione sessuale, bensì utilizzando la trasmissione del pensiero direttamente dalla mente del padre al ventre della madre, la principessa Devaki, sorella di re Kansa. Siccome una profezia aveva predetto guai al re dall’ottavo figlio della sorella e Krishna sarebbe proprio l’ottavo, sentendo la notizia della gravidanza Kansa la fa imprigionare. Krishna nasce quindi in carcere, da cui viene portato via di nascosto. Viene quindi allevato in incognito fra pastori e allevatori, dove si guadagna l’appellativo di Govinda, “guardiano dei buoi”. Secondo lo studioso americano Georg Feuerstein l’appellativo ha anche un significato esoterico perché il termine sanscrito go significa “vacca, bovino”, ma può indicare anche “saggezza, conoscenza” (jñana, pronunciato g-nana). Secondo questa interpretazione esoterica e simbolica Krishna sarebbe quindi anche il custode della sapienza, coerentemente con tutte le rivelazioni che farà nella “Bhaghavad-Gita”.
Il salvatore delle donne
Dopo un’infanzia vivace, Krishna recupera il suo regno, sottraendolo allo zio Kansa, e salva 16.100 donne che erano state soggiogate dal demone Narakasura. Per questo motivo però sono degradate e disonorate e non sarebbero state né riprese dalle famiglie, né avrebbero potuto sposarsi. Krishna le sposa tutte in una cerimonia simbolica, per ridare loro uno status sociale adeguato, riabilitandole e offrendo loro ospitalità nella casa reale. Nel frattempo Krishna fa amicizia con il guerriero Arjuna, di cui diventerà il cocchiere durante la battaglia di Kurukshetra descritta nella “Bhagavad-Gita”. Quello di cocchiere non è un ruolo di servizio, ma un importante ruolo di collaborazione e fiducia con il guerriero (un po’ come i moderni piloti di rally), oltre ad avere il significato simbolico di guida e maestro. La battaglia di Kurukshetra è decisiva per dirimere un’antica controversia fra due famiglie: Pandava e Kaurava. I Pandava, senza terra, vogliono riprendere il regno ai Kaurava, perduto per un inganno.
Krishna spiega tutto ad Arjuna
Prima della battaglia, Krishna, manifestandosi come Vishnu, spiega ad Arjuna la struttura dell’Universo. La scena si apre sul campo di battaglia, con i due eserciti schierati. Arjuna ha il compito di suonare la tromba e dare l’avvio al bagno di sangue. Ma esita, perché i due eserciti sono formati da cugini e parenti. Krishna è il suo cocchiere e gli si manifesta come dio, spiegandogli come va il mondo.
- Il concetto di Atman, lo spirito inalterabile che non uccide e non può essere ucciso, e sopravvive a tutti i corpi e le incarnazioni.
- Le tre vie per la liberazione dal Samsara, ovvero il ciclo delle rinascite: ovvero i tre principali tipi di yoga, l’unione con l’Atman.
- Il Karma Yoga, lo yoga dell’azione, in cui il devoto deve compiere il suo dovere con la massima cura, ma senza alcun attaccamento per il risultato.
- Lo Jnana Yoga, lo yoga della conoscenza, la versione più intellettuale, che si raggiunge con lo studio dei testi sacri, che all’epoca implicava principalmente impararli a memoria recitandoli continuamente.
- Il Bhakti Yoga, lo yoga della devozione e dell’amore infinito, in cui ogni azione e ogni pensiero sono dedicati al divino.
- La tecnica della meditazione, con dettagli pratici sulla seduta, l’imbottitura, il modo di sedersi.
- Infine, si manifesta nella forma cosmica, grande come l’Universo, onnisciente e onnipotente, divoratore di esseri umani che vivono pochi attimi rispetto al tempo divino e che devono usare al meglio la loro breve vita.
Crescita spirituale nella vita quotidiana
La battaglia descritta nel “Mahabharata” è anche la metafora della vita terrena, della lotta dell’uomo per dominare i sensi, del percorso per recuperare il proprio regno (non a caso è una battaglia fra consanguinei). È interessante fare il confronto con un’altra opera altamente metaforica: “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati. Lì il nemico è misterioso e non appare mai, simbolo dell’inquietudine sfuggente e senza volto della vita moderna. Qui il nemico è tuo parente, sei tu stesso. Il “Mahabharata” è anche un’opera colossale di oltre 125mila strofe denso di insegnamenti fondamentali. La filosofia espressa da Krishna è il tentativo pratico di conciliare tre esigenze diverse.
- Il desiderio della crescita spirituale rinunciando a tutto. La via dell’ascesi eremitica, quell’aspirazione che talvolta si manifesta con il desiderio di andare a vivere su un’isola deserta, ma che richiede grande coraggio, forza d’animo e volontà.
- La necessità di conciliare questa aspirazione, potenzialmente irresponsabile (si può decidere di fuggire dal mondo perché se ne ha paura) con gli impegni sociali: è lecito per l’aspirante eremita abbandonare coniuge, figli e impegni di lavoro?
- L’aspirazione ad avere un senso superiore per la propria vita che non sia il successo sociale, la carriera, l’appagamento sessuale, il piacere dei sensi o la proprietà di tanti beni.
In pratica Krishna ci offre una via di crescita spirituale conciliabile con la vita quotidiana di chiunque. Non occorre fare miracoli, basta svolgere con dedizione e consapevolezza il proprio dovere umano, ogni giorno.
Epiteti di Krishna
- Imperituro
- Infinito
- Colui che ha forme infinite
- Colui che ha potenza incomparabile
- Annientatore dei nemici
- Signore degli esseri
- Dio degli dei
- Il migliore fra gli dei
- Il mandriano
- Il signore degli organi dei sensi
- Il dominatore dell’Universo
- Colui che tormenta gli uomini
- Grande signore dello yoga
- Dalle grandi braccia
- Colui che ha mille braccia
- Colui la cui forma è tutto
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