Gioia, Il mondo in rosa
A volte possiamo fare l’errore di pensare che la ricerca spirituale o religiosa sia un percorso tra la auto fustigazione e la ricerca di una ascetica purezza, praticando con l’idea di raggiungere una astratta “illuminazione”. E relegandoci spesso in uno stato di confusione e indecisione. Praticare la gioia significa praticare la leggerezza, lasciando andare i fardelli, accorgendosi di come si possa essere soffici e interiormente sorridenti. È un’esperienza che conduce ad aprirsi alla vita, a risvegliarsi.
Quando c’è gioia siamo pronti a scoprire nuove cose, superando la cortina paludosa che ci fa pensare “la vita è sofferenza’” e aprendo il cuore ad una vita “in rosa”.
“La Vie en Rose” è infatti il titolo della sequenza di questo mese, a pag.40. Dedicata a radicare una dimensione sacra, stimolando il chakra sacrale (Svadhisthana) e il chakra della radice (Muladhara). Il primo, situato tra l’ombelico e il pube, è il centro delle emozioni originarie, delle energie sessuali e delle forze creative. Il secondo si trova a livello del perineo, attorno al coccige, ed è il sostegno dell’organismo ed espressione del suo legame con la Terra.
“È l’intenzione delle nostre azioni, delle scelte e delle decisioni che prendiamo continuamente, che va osservata per capire se darà luogo a risultati positivi o meno”: ecco chiarito il concetto di karma, che spesso è inserito nel nostro linguaggio e nei pensieri in maniera confusa e a sproposito, creando fardelli inutili nella nostra vita. Nella rubrica “Le parole per dirlo”, a pag. 22 lo spieghiamo semplicemente: ad azione virtuosa corrisponde un risultato virtuoso, ad azione non virtuosa corrispondono frutti dello stesso tipo, come la terza legge della dinamica newtoniana.
L’irrequietezza della mente è testimone e mandante di una pratica yoga superficiale. “Se vogliamo che la pratica di yoga ci conduca verso una dimensione evolutiva superiore non abbiamo scelta: dobbiamo imparare a fermarci. A diventare “una statua che respira”, ce lo ricorda Amalia Cornale. Imparare il significato pratico e simbolico di una posizione immobile, dimorare nell’asana, senza aspettative se non far fluire il respiro e osservare come si dipana nel corpo è un processo che distingue il praticante esperto dal principiante. Come fare è a pag. 58.
Namasté
Guido Gabrielli