Medicina Ayurvedica e stress
Intervista a Swami Joythimayananda, che individua il suo valore terapeutico in un’opportunità di crescita spirituale
di Fulvio Chimento
Nella cultura medica e filosofica indiana la parola “stress” non esiste. Si parla di disallineamento, di poca chiarezza sul proprio dharma, l’obiettivo nella vita. E anche i rimedi sono tanti e diversi da quelli che una visione occidentale potrebbe prevedere, dal dolce far niente allo sfogo della rabbia in altre direzioni. La vera saggezza ayurvedica vede in ciò che chiamiamo stress un’opportunità per un nuovo livello di autentica “conoscenza della vita” (la traduzione letterale di “Ayurveda”). Swami Joythimayananda, uno dei primi maestri indiani a raggiungere alla metà degli anni Ottanta l’Italia, dove ha fondato il suo Ashram a Corinaldo (An), è chiaro sull’argomento: «In relazione allo stress, yoga e Ayurveda preferiscono parlare di “non corretto stile della vita”, riferendosi a un’incapacità della mente di gestire le situazioni che si presentano nell’arco della giornata. Se invece iniziamo ad avvertire un senso di oppressione, con il tempo è possibile che questo rechi seri rischi anche al nostro corpo».
Yoga Journal: Per tenere lontano questo “senso di oppressione”, cosa ci consiglia?
S.A.V. Joythimayananda: Quando si trova soddisfazione in un’azione non c’è stress: la disciplina yoga insegna a svolgere qualsiasi azione come karma yoga, ovvero senza aspettative nel risultato, e senza attaccamento, perché il risultato c’è sempre. Le aspettative possono generare stress, le azioni devono quindi essere compiute con armonia e amore, senza pigrizia, anche perché ogni problema può diventare un’opportunità, se impariamo a gestirlo in modo corretto.
Quali sono le maggiori alterazioni a livello fisico che questa disarmonia può causare?
Nell’essere umano abbiamo un corpo strutturale (fisico) e un corpo funzionale: il secondo è formato da mente, intelletto, energia, emozioni. Per vivere bene, entrambi questi piani vanno fatti funzionare in armonia. Il corpo deve essere sano e pronto ad agire, le emozioni vanno padroneggiate, l’intelletto deve funzionare correttamente. Lo stress si può risolvere facilmente con la pratica di yoga e Ayurveda: per allenare il corpo facciamo Hatha Yoga, mentre per mantenere salde le emozioni Bhakti Yoga, come seguire una strada virtuosa ce lo insegna, invece, lo Jnana Yoga. Su questo sistema ha un’influenza importante anche l’Ego…
L’Ego svolge una funzione negativa?
L’Ego può funzionare come acceleratore o stabilizzatore, a seconda della qualità della sua azione. In modo sattva (equilibrato, luminoso, costante) partecipa all’accrescimento dell’anima con purezza, non c’è dunque possibilità di accumulare stress; negli altri due modi (rajas: cinetico, attivo e tamas: oscuro e inerte) contribuisce invece a propagare lo stress a livello mentale, con conseguenze anche strutturali, quindi molto dannose.
Lo stress può manifestarsi anche per incapacità di gestire tensioni interpersonali.
Chi non possiede una conoscenza profonda di se stesso e del mondo rimane vulnerabile. Devo capire tre cose: chi sono? Cos’è il mondo? Chi è Dio? E, oltre a questo, è importante comprendere qual è il mio scopo finale (dharma). Se abbiamo chiare queste idee, i conflitti non nascono, poiché essi vengono generati principalmente dal nostro Ego e dall’intelletto. Ma ancor più importante è sviluppare una capacità di ascolto. Indipendentemente da ciò che viene detto, noi dobbiamo ascoltare, solo successivamente decideremo come porci nei confronti delle opinioni emerse: se prima non ascoltiamo, rischiamo di concentrarci solo sui nostri pensieri, innescando una forma di protezione, che con il tempo crea ugualmente barriere e potenziali conflitti. Dobbiamo quindi ricordarci sempre di rimanere umili e di vivere in armonia. Per raggiungere questa condizione è necessario imparare la rinuncia, ovvero il non attaccamento.
La rinuncia implica un grado di consapevolezza personale molto elevato…
Possediamo due tipi di energia, una conduce verso l’alto, ed è l’ascesi, l’evoluzione della coscienza; l’altra verso il basso e consiste nelle facili soluzioni, nell’ozio intellettuale. Dovremo quindi fare una scelta netta, senza “galleggiare” inermi tra queste due polarità. Se scegliamo di andare verso l’alto i conflitti non si manifesteranno, se invece procediamo nella direzione opposta i conflitti affioreranno. Perché per andare verso il basso è necessario l’intervento dell’Ego, che collabora con l’intelletto e giudica le situazioni attraverso categorie preimpostate, e mette in atto il pregiudizio, limitando il nostro modo di relazionarci con qualsiasi conoscenza.
La famiglia è un luogo in cui nascono forti attriti…
A chi ha problemi coniugali consiglio sempre di dedicare una settimana ciascuno all’ascolto: una settimana parli e vieni ascoltato, mentre in quella successiva sarà il tuo partner a parlare e tu ascolterai solamente, senza rispondere o discutere. Continuando in questa pratica, già dopo un paio di mesi il problema di coppia potrà svanire, perché le persone coinvolte comprenderanno lo stato dell’anima dell’altro. Una volta imparato ad ascoltare il mondo, sarà più facile conoscere se stessi. In te scoprirai un luogo in cui i problemi non esistono. Scomparirà l’ansia e l’oppressione di doversi confrontare. In te troverai tutte le potenzialità e le possibilità, quindi non ti servirà ricercare la pace e l’amore all’esterno.
Internamente dobbiamo essere sempre forti e stabili. E verso l’esterno?
Una regola importante è non fare mai del male a nessuno, questo è un principio che va sempre perseguito. Se qualcuno mi risponde in maniera conflittuale io non mi altero, riesco a sopportare, a resistere. Se l’altra persona ha coscienza, e tutti ne hanno una, con il tempo imparerà a rispettarmi. Se poi la rabbia dovesse prendere il sopravvento, dobbiamo cercare di limitarla a una durata circoscritta, dopo 5 minuti deve essere smaltita insieme a qualsiasi forma di rancore.
Cosa succede, invece, quando lo stress colpisce nello specifico l’anima?
Le persone sentono stanchezza, apatia, depressione, sintomi tipici di una persona che non è in grado di gestire le proprie emozioni. Lo stress si manifesta attraverso l’indecisione, il dubbio o la perdita di fiducia, mentre se colpisce le emozioni si ha una generale instabilità che porta a cercare sempre qualcosa di nuovo, mentre il problema continua a persistere. Quando invece lo stress attacca i pensieri, nella persona può emergere il tipico atteggiamento della vittima, che porta a pensare che certe cose capitino solo a lei.
Quali sono gli organi del nostro corpo maggiormente esposti?
Il primo organo colpito è il fegato, che perde il suo equilibrio e non trasforma più bene gli alimenti. Lo stress causa inoltre la contrazione dello stomaco, che può avvertire una continua voglia di mangiare oppure nessuno stimolo di fame. Quando invece colpisce l’intestino, questo non assimila correttamente e, di conseguenza, si possono manifestare ulcere. Se invece intacca il colon può generare dissenteria o stitichezza.
L’ambiente in cui si vive può influenzare le patologie?
I problemi sono ovunque, in città come in campagna, nei grossi come nei piccoli centri: il nostro compito è imparare ad affrontarli. Se vivo in una metropoli devo educare me stesso ogni giorno e prima di uscire di casa fare una promessa: «oggi tutto il giorno seguirò la pazienza». Se le situazioni che si presentano mi infastidiscono le apprezzo ugualmente, così mantengo la mia pace senza caricarmi di stress. I principi sono cinque: ho pazienza, resisto, non critico, non mi lamento, apprezzo tutto, e sono validi universalmente. Una soluzione c’è sempre, la vera cura è non scappare.
In molti cercano di superare lo stress attraverso l’evasione, per esempio prendendosi una vacanza…
È importante dedicare del tempo a se stessi per rinnovare la propria persona, ma il viaggio deve essere compiuto verso l’interiorità. Generalmente, quando si va in vacanza si mangia spesso in modo viziato, trascorrendo il tempo passivamente. Una buona vacanza può essere una seduta di yoga, oppure l’ascolto o la pratica della musica, o, ancor meglio, un digiuno di due giorni. In questo modo, a riposarsi veramente saranno i nostri organi e tutto il corpo ne trarrà reale beneficio.
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