di Gianni Da Re Lombardi
Illustrazione di Adriana Farina
Ajna Chakra, situato nel plesso cavernoso tra le sopracciglia è il sesto chakra. È il chakra della mente sottile del terzo occhio, quello spirituale.
Letteralmente viene tradotto come “cerchio del potere illimitato”. Secondo la filosofia indiana, infatti, l’essere umano ha dieci “porte” per interagire con la realtà esterna. Le prime nove sono i due occhi, le due orecchie, le due narici, la bocca, l’ano e l’organo sessuale. La decima porta, quella della realtà spirituale, è appunto Ajna.
Il potere illimitato di Ajna
In Ajna risiede sia la percezione dell’esperienza umana, la sua capacità di comprensione che l’intelligenza della natura spirituale universale. Da qui si evince la qualità di potere illimitato che risiede in questo chakra: a livello umano si manifesta la fantasia e l ’immaginazione, a livello spirituale è la comprensione di una realtà spirituale al di sopra dell’esperienza umana.
L’incontro tra femminile e maschile
In realtà, utilizzare con consapevolezza il potere di Ajna porta la sintesi tra l’umano e lo spirito, la strada per l’ultimo stadio, la porta dove si dissolvono i dualismi. È il chakra in cui si incontrano le energie lunari e solari, ovvero le energie femminili e maschili. Ajna dissolve le dualità, ovvero la visione convenzionale in cui il mondo viene diviso in “buono” e “cattivo”, ma anche il dualismo fra “io” e “il resto dell’universo”. In Ajna riusciamo a percepire la grande unità dell’universo, trascendendo la separazione che corre fra il nostro interno e il grande esterno. Dal nutrimento al respiro, dalle emozioni alle percezioni, tutto entra in noi, ci trapassa e si trasforma in energia superiore. Metaforicamente, tutto l’universo transita attraverso di noi.
I suoi due petali
Ajna ha 2 petali bianchi che secondo alcune tradizioni sono simbolicamente 96 petali sovrapposti uno sopra l’altro, 48 per parte. I due petali visibili rappresentano i due canali, Ida e Pingala che terminano in Ajna dopo essere partiti dal primo chakra Muladhara ed essersi incrociati alternativamente in tutti i chakra insieme al canale centrale Susumna. Quest’ultimo può rappresentare, in un’analogia con il sistema anatomico studiato dalla scienza medica, il sistema nervoso centrale, mentre Ida e Pingala rappresentano rispettivamente il sistema nervoso parasimpatico (il sistema del riposo, delle funzioni basali e della digestione) e il sistema nervoso simpatico (quello dell’azione e della reazione).
Asana per Ajna
Sono posizioni specifiche per orientare respiro, attenzione, consapevolezza verso questo chakra
Gomukhasana (Posizione del Muso di Vacca)
Le gambe si accavallano, ponendo le ginocchia una sopra l’altra e portando i piedi al lato del gluteo opposto (il piede destro a sinistra e quello sinistro a destra). Si porta verso l’alto il braccio corrispondente al ginocchio che sta di sopra, si piega il gomito e si cerca di afferrare le dita dell’altra mano dietro la schiena. Se non ci si riesce (come capita a chi ha le spalle poco sciolte) NON bisogna forzare la posizione, ma usare una cintura come prolunga per le mani. L’esercizio per le braccia migliora il portamento generale e il flusso energetico di spalle, collo e testa, facilitando la meditazione e quindi la concentrazione su Ajna.
Simhasana (Posizione del Leone)
Si appoggiano le mani sulle ginocchia, aprendo il più possibile le dita. Le braccia sono tese e spingono le ginocchia. Le spalle sono lontane dalle orecchie. La spina dorsale è dritta, oppure leggermente inarcata indietro. Si inspira col naso e poi, espirando con la bocca, si spalanca il più possibile la bocca, allungando in fuori la lingua, sgranando gli occhi e concentrando lo sguardo al centro poco sopra le sopracciglia, all’altezza di Ajna Chakra. Va eseguita da 3 a 6 volte. Simhasana è un asana importante per Vishuddi, ma anche per Ajna, quando si riesce ad eseguire incrociando gli occhi verso il centro delle sopracciglia.
Ardha Matsyendrasana (Posizione del Saggio Matsyendra)
Seduti, si porta il piede destro vicino al gluteo sinistro. Si mette il piede sinistro a destra del ginocchio destro. Appoggiando il gomito destro al ginocchio sinistro, si esegue una torsione verso sinistra. Il braccio sinistro sta dietro. Il mento è leggermente rientrato ma senza chinare il capo. Si guarda lateralmente o, se è possibile, indietro. Si esegue prima verso sinistra poi, invertendo le gambe, verso destra. È un asana propedeutico alle posizioni sedute di meditazione e va bene sia come preparazione per la spina dorsale, sia come posizione di scioglimento, dopo. Per questo è collegata ad Ajna Chakra.
Trataka (Sguardo Concentrato)
È una pratica di purificazione codificata nella Hatha Yoga Pradipika. È utile per la vista, per migliorare la concentrazione della mente, quindi perfetta per aiutare la meditazione su Ajna. Si pratica seduti in una posizione meditativa: l’oggetto da osservare può essere un puntino disegnato su un foglio di carta e appeso alla parete, oppure un’immagine sacra, rilassante o emotivamente piacevole, oppure la fiamma di una candela posta a circa un metro dal viso, poco sotto l’altezza dello sguardo.
L’animale di potere
È la veloce antilope nera, che è anche il veicolo di Vayu, il dio del vento e del prana, il soffio vitale che rende possibile la vita. La dea di riferimento è Hakini Shakti, con sei teste, la dea della comprensione della realtà universale. Grazie a lei si raggiunge la comprensione della non-dualità. Il dio di riferimento è Shiva, il dio onnipotente della distruzione e della rinascita, il dio ermafrodita che ha un lato maschile e un lato femminile. Il terzo occhio è anche una metafora per rappresentare i l pensiero non dualistico, ovvero l’illuminazione mistica.
AJNA
- Significato: potere illimitato, con allusione specificamente al potere spirituale
- Colore: bianco o blu scuro; secondo alcune tradizioni blu-viola
- Localizzazione: all’interno della testa, in un punto poco sopra le sopracciglia
- Temi emotivi: conoscenza, percezione e autorealizzazione umana e spirituale
- Simbolo: loto con due petali con al suo interno un triangolo rovesciato che a sua volta contiene il mantra OM
- Bija-Mantra: OM
- Animale: antilope nera; secondo alcune tradizioni nessun animale
- Divinità: Shiva, Hakini Shakti
- Organo correlato: mente
Anatomia della mente
Tre termini sanscriti si riferiscono alla mente e alle sue attività. Tutti e tre sono importanti per comprendere la filosofia dello yoga. Anche in Occidente usiamo numerosi termini relativi alla mente: intelletto, pensiero, mente, immaginazione, intuizione, intelligenza. La filosofia indiana ha identificato tre parti della dimensione mentale che possono, approssimativamente, essere tradotti in mente, pensiero, intelletto:
Manas – La mente vera e propria, intesa come somma delle esperienze sensoriali passate e attuali, la capacità di interpretarle e organizzarle, sedimentandole anche nel deposito dell’inconscio. È la sede dell’intelligenza intuitiva ed è il substrato su cui poggiano Citta e Buddhi. Manas percepisce e interpreta emozioni e sentimenti, elaborando le informazioni sensoriali provenienti dal corpo e dal mondo esterno.
Citta – La consapevolezza, il pensiero, espresso anche verbalmente e logicamente. Citta esprime e rielabora emozioni e sentimenti portandoli alla coscienza e all’analisi del pensiero. Cittavrtti sono i turbamenti del pensiero, espressi anche nell’incessante dialogo-monologo interno che da millenni benedice e affligge la mente umana. Fermando questi turbamenti, secondo Patañjali, si raggiunge il Samadhi e il fine ultimo della pratica dello yoga.
Buddhi – L’intelletto sottile e superiore, la parte mentale più evoluta e capace dell’intuizione spirituale. Si tratta di quel la parte di mente capace di percepire la realtà spirituale, una volta liberata dalle sovrastrutture di Citta e Manas.
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