Cosa vuol dire Yoga
I mille significati di una disciplina , a seconda del contesto in cui viene utilizzata
Di Mario Raffaele Conti
Lo «yoga significa unione» ? Si , è possibile , ma non solo: «Tra le altre cose significa “unione”», ne parliamo con il professor Gianni Pellegrini docente di Lingua e letteratura sanscrita e Filosofie e religioni dell’India e dell’Asia centrale presso il Dipartimento di Studi Umanitici dell’Università di Torino.
YJ Il significato di Yoga è uno e mille ?
R GP «In primo luogo direi che yoga è sempre stato uno e mille. Non dobbiamo dimenticare che, sebbene oggi tutto sia diventato yoga, l’alveo in cui nacque il termine è quello ampio delle antropo- tecniche nel sud-asiatico. Sta di fatto che la parola yoga in sé e per sé è un indicatore neutro, un sostantivo generico che, per essere più precisamente circostanziato, necessita di alcune qualificazioni, di aggettivi specifici.
Lo yoga è yoga in sanscrito, italiano, inglese, tedesco, ebraico… per assurdo non servirebbe alcuna traduzione, senonché coloro che adottano il termine attribuiscono alla parola “yoga” dei significati che hanno obbiettivi e intenzioni diverse». Il contesto storico di coloro che interpretano o “traducono” influenza e varia il significato stesso ».
D YJ Ci faccia qualche esempio.
R GP « Nel Ṛgveda (il più antico dei Veda, ndr) e in altre raccolte troviamo significati come “aggiogare, legare”, oppure “preparare, usare, applicare”; ci sono i significati militareschi come “armare un esercito”, “incoccare una freccia”, “comandare”; significati religiosi come “eseguire rituali e preghiere”; significati astronomici come “essere in congiunzione con”; e poi ancora “incaricare”, “rivolgersi, dirigere”, “ricordare”, “fornire”, “esortare”, “concedere” e, finalmente, “unire, connettere”. Ne ho contati una quindicina. Yoga è tutto questo e altro ancora. Nell’Amarakośa, il primo “dizionario” sanscrito sopravvissuto, scritto tra il VI e l’VIII secolo, la parola yoga ha ben cinque significati:
- Prepararsi alla guerra;
- Mezzo;
- Contemplazione;
- Unione ;
- Rragionamento;
Nelle Upanisad (i commentari dei Veda che sono la base del pensiero religioso indiano, ndr) si parla di “yoga ātmā” e il significato è interessante per chi pratica yoga. Ātman qui significa “petto, cuore”, mentre yoga è nella sua accezione di “disciplina”, quindi il cuore, sede di citta (mente, coscienza, ndr), è il luogo su cui agisce la disciplina yogica!».
Nel testo più sacro dell’India, la Bhagavad Gita in almeno tre accezioni:
- In 2.48 dice: “Ben saldo nello yoga, compi le tue azioni lasciando da parte ogni attaccamento, che si traduce nell’equidistanza, nell’immobilità, davanti ad attaccamento e avversione,
- Per chi è provvisto di consapevolezza non esistono più in questo mondo né il bene né il male. Perciò dedicati allo yoga: lo yoga è maestria nelle azioni”, cioè l’attenzione che è presente in ogni azione.
- Infine (6.23) “yoga è scioglimento del contatto col disagio”, cioè quel qualcosa che ci permette di staccarci dal disagio, duhkha».
Nello NYogasutra di Patanjali la parola yoga ha due significati, anche se vicini tra oro:
- Yoga è l’istruzione sul metodo. Lo yoga inteso come disciplina, insomma.
- Yoga come l’arresto totale delle fluttuazioni, dei vortici di citta. Lo yoga è mezzo e fine, la disciplina metodica che conduce al samādhi».
YJ Conoscere tutto questo, per chi pratica, a cosa serve?
R GP « Va precisato che per uno yogin indiano la pura teoria è sostituita dalle indicazioni del maestro – il guru – che incarna in sé una inscindibile congiunzione di teoria e pratica. Teoria e pratica sono due realtà distinte solo in Occidente, mentre nelle tecniche realizzative sud-asiatiche non lo sono.
Un praticante occidentale, nato e cresciuto in un contesto, in un’epoca e in luoghi completa rischierebbe di ridurre la pratica a mera ripetizione fisica, di atti di cui non ha coscienza. Lo yoga è una disciplina, un trattato, un testo e insegnamenti che non possono essere separati dalle pratiche, è un mezzo che distrugge l’ignoranza, l’avidyā, e ci permette di vincere duhkha, il disagio.