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Il dottor Berrino, dalla scienza allo spirito

Da ricercatore a Ricercatore, il percorso tra scienza e umanesimo

di Guido Gabrielli

 

Franco Berrino si è rivelato nel contesto mediatico attraverso le sue esternazioni, rivoluzionarie ai più, in merito ai pericoli per la salute della sofisticazione alimentare, legata all’alimentazione di massa. Ricordo un’intervista alle “Invasioni Barbariche” in cui giudicava “merda” le merendine che popolavano gli intervalli pubblicitari, con un certo imbarazzo, immagino, del conduttore e della produzione. In altre circostanze (credo “Le Iene”), testimoniava esplicitamente che pochi medici sono preparati a supportare con indicazioni alimentari i loro pazienti, soprattutto nelle strutture degli ospedali. La chiusura del servizio è ormai leggendaria: “se noi ci ammaliamo, aumenta il Prodotto Interno Lordo, c’è crescita e diminuisce lo spread. Non c’è un interesse economico nei confronti della prevenzione”. Un barricadiero. Oggi il dottor Berrino, in pensione, ha associato alla sua trentennale carriera nella ricerca scientifica, dedicata al rapporto tra salute e alimentazione, anche un’attività di divulgazione della meditazione. Tornato da poco da un viaggio alle pendici dell’Everest – do- ve ha potuto camminare e respirare sulla “Grande Montagna, il Grande Essere” – gli chiedo se attualmente il suo scopo si sia allargato, dalla ricerca medico-scientifica anche ad altre dimensioni, più interiori.

 

 

Yoga Journal Ti senti ancora medico?

Franco Berrino Sempre di più. Ho fatto ricerca e studi per molti anni e dopo aver ripreso
la parte clinica ho ricominciato a fare visite e consulenze. Oggi che sono in pensione, continuo una volta la settimana a vedere pazienti, ma mi sento ancora più medico di prima. Ho il sentimento che ci sia sempre qualcosa da fare per aiutare, anche quando scientificamente non c’è più speranza e la medicina getta la spugna. C’è sempre un modo per supportare meglio le cure, soffrire meno, ritrovare un equilibrio, anche di fronte a una fine imminente.

 

YJ Cosa vuol dire essere medico al giorno d’oggi?

FB Sono un medico “di un’altra generazione”,
a bassa tecnologia: quella della cucina.
Il compito importante da parte dei medici, oltre a quello di mettere in pratica le competenze tecniche e scientifiche, è quello di animare le tue risorse a favore della guarigione e aiutarti in qualunque situazione a salvare la tua dignità. Aiutare le persone ad assumersi la responsabilità di stare bene. È sempre importante prendere coscienza e fare qualcosa per sé: questa è già una cura.

 

YJ Qual è stato il tuo percorso con la meditazione?

FB Quando avevo 14 anni incontrai un giovane insegnante di yoga, che mi introdusse a qualche posizione e mi parlò di meditazione. Ho dei ricordi in cui mi appartavo in luoghi isolati della natura. Mi concentravo sul respiro o su un oggetto, senza sapere bene il motivo. Non era un’attività costante, ma era comunque un momento di grande fascinazione, che mi ha accompagnato per tutta la vita. Ho sempre cercato qualcosa di superiore; erano momenti di profonda serenità.

 

YJ Quando è diventata un punto di riferimento nella tua vita?

FB Da quando sono andato in pensione, la meditazione è diventata un appuntamento quotidiano. Forse la modalità a cui sono più dedicato è quella della camminata. Il passo ti dà un ritmo, ogni passo è cadenzato da un respiro, da un mantra, coinvolgendo il senso del tocco del piede, l’espansione del torace e la vibrazione della voce, che si riverbera nel corpo.

 

YJ Quali mantra preferisci?

FB I mantra che pratico sono
vari, provengono dalla cultura
indio-vedica, da quella Tibetana o
Buddhista; in quest’ultimo viaggio
ho praticato quello ispirato da Thich
Nhat Hanh “Qui ed ora, sono a casa,
sono libero dal passato”. In questi paesaggi mozzafiato ho potuto ammirare la natura prima
di tutto con il cuore e poi con la vista. A questo mio incedere e a questo mantra, si aggiungevano altre esortazioni che mi venivano dal cuore. Un po’ come un canone di Bach, ove su una struttura di base si costruiscono altri contrappunti, perfettamente in linea. “Ispirando sperimento piena consapevolezza di esistere, espirando godo in questa sensazione. Ispirando sento di appartenere al cosmo, espirando ringrazio. Ispirando mi sento ricco, espirando mi connetto agli altri esseri. Ringrazio i miei piedi, le mie gambe, le anche, i glutei per tutto ciò che fanno per me e con me”, quasi un Body Scan perpetuo.

 

YJ Questa nuova visione della “cura” è anche figlia del “Progetto genoma”?

FB Sì. Si è passati dall’illusione meccanicistica che tutto fosse scritto in maniera deterministica
nel genoma, al paradigma che testimonia che il nostro ambiente fisico, sociale, mentale, alimentare può agire sul genoma stesso. Può scrivere delle istruzioni. L’altro fatto importante della conoscenza della mappatura del genoma è che in esso sono iscritte istruzioni tramandate dall’esperienza dei nostri antenati. È evidente che alcune reazioni di comportamento psichico e fisiologico, come paura e fuga rispetto a certi rumori, odori – anche se non li abbiamo mai sperimentati o associati a qualche pericolo – derivi da esperienze vissute dai nostri progenitori. Questo ci dice molto dei nostri antenati o, in un’altra visione del mondo, delle nostre vite precedenti.

 

YJ Alla fine di questo lungo cammino di ricerca scientifica, sei contento di essere andato in pensione?

 FB Sì, approfondisco a 360° la vita. Continuo a interessarmi alla letteratura scientifica, a volte la commento, ma rimane vivo il mio impegno sul tema di un’alimentazione che sia coerente con la vita, con le stagioni, con la saggezza popolare. Gusti semplici, naturali, con la varietà presente nel luogo e nel tempo. Un’alimentazione che ci avvicini alla natura, come guardare l’alba, il mare, gli alberi. Un atteggiamento che ci deve condurre verso la semplicità e la sobrietà.

 

YJ Dai queste indicazioni anche nel tuo essere medico?

FB La maggior parte dei pazienti che vengono da me sono affetti da qualche forma tumorale. Ma, oltre alle raccomandazioni mediche, cerco sempre di inserire anche suggerimenti di alimentazione e di cura per lo spirito. Per lasciare andare rancori e ferite del passato. Ci sono modi per lavorare sul cervello antico, quello limbico, che registra paure, sensi di colpa, ansie, riproponendocele in tanti modi differenti. Curarsi non è un meccanismo che avviene sempre in maniera razionale e, a volte, il sentimento della fiducia, un rito personale, una meditazione appunto, possono essere strumenti a complemento della cura.

 

YJ Nel qui e ora?


FB Sì, proprio come nella meditazione.

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