Sahasrara, il settimo chakra
Settimo chakra, unione tra natura e spirito = illuminazione
di Gianni Da Re Lombardi – illustrazione di Adriana Farina
Sahasrara Chakra significa “cerchio dai mille raggi” o “dai mille petali”. È il settimo chakra e, come Muladadhara è la porta fra il livello animale e il livello umano, Sahasrara è la connessione fra l’universo naturale e l’universo spirituale. Attraverso Sahasrara, generalmente dopo un lungo percorso di evoluzione, si accede alla liberazione spirituale. Questo chakra è la sede del Brahman, lo spirito universale (da non confondere con Brahma, il dio primigenio e creatore del pantheon induista).
Verso la beatitudine
La radice etimologica Sahaja significa “nato insieme, quindi innato, originario, congenito e riporta in qualche modo al senso di assoluto. Nella tradizione più antica, Sahasrara si trovava sopra l a testa, come una specie di aureola.Tradizioni più recenti, invece, lo individuano alla sommità della testa, dove termina Susumna nadi,
il canale centrale attraverso cui scorre l’energia vitale, e che secondo alcuni potrebbe rappresentare anche il sistema nervoso centrale volontario. Ida e Pingala, i due canali lunare e solare che intersecano Susumna invece terminano più sotto in Ajna perché in Sahasrara non ci sono più dualismi. In Sahasrara c’è l’unità di tutto
Nella realtà superiore che trascende la natura tangibile e l’universo delle percezioni umane. Quando chi pratica yoga riesce a portare la sua kundalini a livello di Sahasrara, raggiunge il Samadhi, ovvero lo stato di assoluta beatitudine. Si tratta di uno stato che può essere t ransitorio, l imitato a l momento della pratica e non sempre raggiungibile, o comunque non raggiungibile con la volontà. Il percorso prevede di eseguire con stabilità e continuità tutti gli elementi della pratica yoga, asana, pranayama, mantra o meditazione, distaccandosi da obbiettivi e false promesse. Questo può far sperimentare un senso di completezza, compassione: perfetto raccoglimento e stabilità della mente. Negli yoga sutra di Patañjali il Samadhi costituisce l’ultimo elemento dopo la concentrazione (dharana) e la meditazione (dhyana). Lo stato di Samadhi può però essere anche permanente, ma in questo caso si parla d’illuminazione o di santità.
Unione divina
Sahasrara è anche il luogo in cui albergano Shivae Shakti nella loro fusione non dualistica e nella loro massima potenza. Shiva, signore degli yogin che si offre a modello di contemplazione degli asceti, è sia il distruttore sia i l generatore della
vita. Shakti è la sua energia creativa e, impersonata come dea, ha molti nomi e molte personalità, a indicare le sue numerose qualità: Parvati, la ragazza
della montagna; Gauri, la bellezza dalla pelle gialla; Himavati, la figlia di Himalaya; Jagamata, la madre del mondo; Uma, la luce; Bhavani, la dea dell’universo. Sahasrara mira all’unificazione del principio maschile e femminile, per l’ottenimento del maha-sukha, “piena felicità”, culmine dell’esperienza mistica.
Sahasrara
- Significato …………….. Mille petali
- Colore…………………….. Viola; secondo alcune tradizioni bianco oppure oro
- Localizzazione………… Sulla sommità della testa; secondo alcune tradizioni, sospeso sopra la testa
- Temi emotivi…………… Consapevolezza universale
- Simbolo………………….. Loto rovesciato con mille petali, contenenti tutte le combinazioni di lettere sanscrite
- Bija-Mantra…………….. Visarga, il mantra del respiro, ovvero il suono Ham-So che tutti gli esseri viventi dotati di polmoni producono quando respirano
- Animale………………….. Nessuno
- Divinità…………………… Shiva e Shakti, uniti nella manifestazione della loro massima potenza
- Sistemi corporei…….. Ghiandola pineale
- Organo correlato…….. Nessuno
L’evoluzione spirituale nella vita
Ci sono molte possibilità d’evoluzione spirituale, e ognuno ha il suo ritmo. Secondo alcune tradizioni induiste, lo sviluppo della consapevolezza dell’essere umano, legato all’influenza dei diversi punti energetici dei chakra, può svilupparsi con questo ciclo:
Muladhara ………………….. da 1 a 8 anni di età
Svadisthana…………………. da 8 a 14 anni
Manipura…………………….. da 14 a 21 anni
Anahata………………………. da 21 a 28 anni
Vishuddhi……………………. da 28 a 35 anni
Non ci sono età specifiche per i due chakra superiori, Ajna e Sahasrara. La lettura simbolica è interessante: nella prima fase l’essere umano scopre e impara a controllare socialmente le sue funzioni fisiologiche di base; dagli 8 ai 14 anni cominciano le prime curiosità sulla sessualità; da 14 a 21 c’è la voglia e l’energia per scoprire il mondo; da 21 a 28 c’è il periodo della maturazione sentimentale; fra i 28 e i 35 la persona è pienamente adulta e al massimo delle sue capacità espressive.
POSIZIONI DEDICATE
Sirsasana (Posizione sull a Testa)
È una delle posizioni simbolo dello yoga. Per la sua potenziale pericolosità è bene venga appresa con una guida qualificata. Per chi è in buona salute, non ha problemi cervicali, pratica yoga da tempo e vuole fare da solo, è consigliabile provare contro l’angolo fra due pareti, in modo da avere sostegno da entrambi i lati se perde l’equilibrio.
Sarvangasana (Posizione dell a Candela)
Un’altra posizione importantissima, sia come alternativa di Sirsasana, sia come posizione a sé. Fa molto bene alla circolazione delle gambe e non ha controindicazioni per nessuno, salvo aspettare almeno un paio d’ore dai pasti. Effettuata con le gambe ben distese e lontane dai glutei, anche appoggiati ad una parete è molto rilassante. Chi è molto flessibile e ha grande senso d’equilibrio, può assumere la posizione senza appoggio delle braccia, mantenendo l’appoggio sulle spalle e (in piccola parte) sulla testa.
Viparita Karani Mudra (Posizione del Gesto capovolto)
Molto simile a Sarvangasana, Viparita Karani è conosciuta anche come Mezza Candela. Per chi conosce la variante classica di André Van Lysebeth, si appoggiano le reni nell’incavo delle mani fra indice e pollice, con i pollici verso la spina dorsale e gli indici verso l’esterno. Se questa è troppo dif ficile (richiede molta elasticità e forza fra pollicee indice), semplicemente si appoggiano le reni sulle mani. La versione completa prevede di tenere tutto il tratto cervicale contro il pavimento mentre il torso e le gambe sono perfettamente verticali. Richiede una certa forza nelle braccia e buona elasticità della colonna vertebrale.
Padmasana (Posizione del Loto)
È la posizione principe per la meditazione. I motivi sono due: la circolazione del sangue nelle gambe viene temporaneamente limitata, favorendo quindi la circolazione nel resto del corpo; la posizione offre una grandissima stabilità, che aiuta concentrazione e rilassamento. Per fare il loto con facilità occorrono quindi, in diversa misura: anche molto aperte, piedi e caviglie flessibili, gambe magre. Mai forzare facendo leva sulle caviglie per forzare le ginocchia: si rischia di danneggiare le cartilagini del ginocchio. In alternativa, qualsiasi posizione seduta, comoda che permetta di mantenere la schiena eretta.
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