Bandha, sigilli nascosti
Sono racchiusi dentro di noi. I bandha, contrazioni muscolari, fondamentali in ogni asana
di Gianni da Re Lombardi / sequenza di Elena de Martin / foto di Giorgio Majno
Non si vedono, ma se ne percepisce il loro effetto sull’intera pratica e l’inconfondibile calore che generano in tutto il corpo. Sono i bandha (sigillo, legame), contrazioni muscolari che hanno il compito di equilibrare la pressione interna a livello pelvico, diaframmatico e della gola. Migliorano, inoltre, flessibilità, circolazione sanguigna, circolazione linfatica. I tre principali sono mula bandha, la contrazione del pavimento pelvico ovvero della zona fra l’ano e i genitali; uddiyana bandha, la contrazione del diaframma; jalandhara bandha, la contrazione della gola. La loro tenuta durante l’esecuzione degli asana brucia scorie e tossine
Mula bandha
Si esercita contraendo i muscoli fra l’ano e i genitali. La pratica di base è: stringere la zona perineale durante l’inspirazione, rilasciando durante l’espirazione. Durante l’esecuzione degli asana la contrazione può essere mantenuta per tutta la durata della posizione, ovvero per diverse respirazioni. Mula bandha offre grandi benefici per tutto l’apparato genitale ed escretore, previene problemi come emorroidi, prolassi anali e uterini, e piccoli episodi di incontinenza.
Può essere utile aggiungere che migliora anche la pratica sessuale per maschi e femmine. L’esercizio, in tutte le sue versioni, è completamente invisibile e può essere praticato in qualsiasi momento. La tenuta di questo bandha rende più stabili ed efficaci le posture più energiche e faticose e quelle di equilibrio. Infine può prevenire l’insorgenza di ernie, sia per l’effetto di contenimento dato dalla contrazione, sia perché (se viene praticato con sufficiente frequenza) la muscolatura e le pareti addominali e pelviche vengono rinforzate.
Uddiyana bandha
Significa sollevamento del diaframma. Praticato come esercizio a sé ha caratteristiche diverse rispetto alla contrazione del diaframma durante gli asana. Si tratta, infatti, di sollevare il più possibile il diaframma, appunto, verso l’interno della cassa toracica dopo aver espirato tutta l’aria possibile. Va effettuato a stomaco vuoto e l’esecuzione nelle persone particolarmente magre può essere impressionante perché si crea l’apparenza di una vera e propria semi-cupola alla base della cassa toracica.
L’esercizio tonifica il diaframma e massaggia cuore (posto appena sopra al diaframma) fegato, milza e intestino, con un effetto molto benefico per la digestione. Se praticato durante gli asana, invece, insieme a mula bandha e jalandhara bandha l’effetto estetico di uddiyana bandha è meno spettacolare perché ci si limita a una contrazione della zona del diaframma e delle fasce addominali. Soprattutto per chi pratica Vinyasa Ashtanga Yoga (lo yoga di K. Pattabhi Jois) è importante imparare a mantenere i tre bandha durante le posture.
Sequenza
I bandha sono una parte fondamentale nella pratica degli asana; necessari per la loro corretta esecuzione, in certe posture avanzate sono l’unica possibilità di riuscita delle stesse. Non essendoci la ritenzione del respiro, il jalandhara bandha non è praticato e l’uddiyana bandha è solo parziale, ma non per questo meno fondamentale. L’unione dell’energia delle due contrazioni in mula bandha e uddyana bandha parziale diventa il perno intorno al quale tutta la pratica asana trova il suo sostegno. Pensate al cardine di una porta e come questa gli giri intorno fissa e stabile; si rompe il cardine e la porta cade: questo è ciò che succede con gli asana. I bandha determinano radicamento, stabilità, equilibrio, elevazione e molto importante, maggior spazio nelle posture: quest’ultimo libera il corpo dalla compressione, lo alleggerisce e determina movimenti più ampi e controllati oltre che più apertura nelle posizioni stesse, anche quando queste appaiono fisicamente chiuse.
1 Chaturanga Dandasana (Posizione del Bastone)
La posizione poggia esclusivamente sulle mani e sui piedi; le mani sono all’altezza del petto e i piedi trovano il loro appoggio sulle dita, tutto il resto del corpo è parallelo al pavimento. Tale postura richiede molta pratica che agevola un sempre miglior ascolto del corpo, da permetterci di riconoscere le chiusure provocate dai bandha al suo interno. Questa posizione è totalmente sostenuta dalle contrazioni muscolari e non dalla forza. È consigliato ai principianti di appoggiare il corpo a terra e di non cercare di raggiungere questo stato, inizialmente così difficile e faticoso, creando compensazioni inutili: inarcamenti della schiena, sollevamento dei glutei o contrazione del trapezio con sollevamento delle spalle.
2 Adho Mukha Svanasana (Posizione del Cane a testa in giù)
L’appoggio è su mani e piedi paralleli, aderenti al pavimento. La posizione richiama la forma di un triangolo la cui base è rappresentata dal terreno e i lati dalle gambe da una parte e il busto con le braccia allungate dall’altra. È la postura migliore per lavorare sull’uddiyana bandha, quella in cui in modo più chiaro può essere percepito. La posizione della testa che va verso lo sterno, aiuta a vedere l’incavo all’altezza della regione addominale, che, da sotto il diaframma fino al pube, è completamente risucchiata verso l’interno. Al tocco, l’uddiyana bandha non deve presentare alcuna tensione muscolare. Praticato con mula bandha, determina un importante alleggerimento della postura stessa, evita la compressione delle spalle, il peso del corpo viene spostato verso i piedi e si ottiene così uno straordinario allungamento della spina dorsale.
3 Padangusthasana (Piegamento in avanti con presa degli alluci)
Appoggiati sui piedi paralleli, ci si piega in avanti e con indice e medio si afferrano gli alluci. Le braccia tese e la testa sollevata danno lo spazio necessario alla contrazione muscolari, specialmente uddiyana bandha. Mula bandha è sempre attivo.
4 Utthita Hasta Padangusthasana Parsvasahita (Sollevamento, frontale e laterale, della gamba con presa dell’alluce)
Nella prima posizione si solleva la gamba sinistra e si afferra con l’indice e il medio della mano destra, l’alluce sinistro. Dopo qualche respiro si sposta la gamba lateralmente. Queste sono le posture in cui più si sperimenta come solo l’uso dei bandha determina la riuscita dell’esecuzione. Il perno che si forma con la pratica di uddiyana e mula bandha è ciò che permette l’equilibrio e quindi la possibilità di portare la gamba verso l’alto e verso l’esterno. In Utthita Hasta Padangusthasana può essere richiesto di piegare il busto in avanti, che dovrebbe essere diritto e allineato con le spalle. In Parsvasahita, invece, si solleva il busto che forma una linea retta con la gamba a terra.
5 Dandasana (Posizione del Bastone)
Con le gambe distese e il busto totalmente eretto, si appoggiano le mani a terra all’altezza dei fianchi. Le spalle cadono verso il basso e il torace e le scapole si aprono verso l’esterno. Questa postura apparentemente semplice, richiede, in realtà, un livello molto sottile di comprensione e ascolto, dove la pratica delle contrazioni muscolari diventa fondamentale. Mula e uddiyana bandha sostengono il busto eretto, la spina dorsale si allunga e tutto il movimento si dirige verso l’alto: questo alleggerisce la pressione fra le vertebre e crea lo spazio per una respirazione lunga e profonda. Le braccia possono essere più o meno flesse con le mani che premono al suolo agevolando la spinta del busto verso l’alto; è importante che le spalle siano rilassate e ben distese. Le gambe partecipano muscolarmente in modo attivo e i piedi sono a martello.
6 Marichyasana C (Postura del saggio Marichy)
Piega la gamba destra e porta la pianta del piede a terra all’altezza del gluteo. I glutei sono ben saldi al pavimento. Ruota il busto verso destra e gira il braccio sinistro attorno al ginocchio e con la mano afferra la mano opposta. È una torsione la cui efficacia è data dall’aggancio delle due mani che impedisce lo scioglimento della postura. Mula e uddiyana bandha raddrizzano il busto verso l’alto, creano lo spazio nella zona del ventre e permettono così il movimento. Di nuovo i bandha formano il perno intorno al quale la torsione avviene e agevolano l’apertura del petto, che permette alle braccia, allungate nelle due direzioni opposte, di incontrarsi.
7 Baddha Konasana (Posizione del Ciabattino)
Porta i piedi verso il pube e, con le mani, aprili come un libro dalle mani. Le ginocchia cadono a terra, il busto è diritto e le spalle basse, il torace e le scapole vanno verso l’esterno. È un’intensa posizione di apertura delle anche, dove l’apporto di mula e uddiyana bandha, che spingono il busto verso l’alto, facilitano l’abbassamento delle ginocchia a terra. La percezione dei bandha in questa postura porta a uno stato di consapevolezza del loro funzionamento, molto importante per il loro miglior uso durante la pratica.
8 Urdhva Mukha Paschimottanasana (Piegamento in avanti con gambe sollevate)
Sdraiati a terra, si portano le gambe dietro alla testa. Le mani afferrano i piedi e con l’inspirazione ci si solleva. Gli ischi sono ben radicati al pavimento e le gambe tese verso l’alto. Il movimento verso l’alto avviene grazie alle contrazioni muscolari. I bandha permettono, infatti, di trovare il punto di equilibrio sugli ischi e di mantenerlo stabile, aiutando l’apertura del torace e il successivo allungamento del busto verso le gambe.
La famiglia si allarga
Esistono altri due bandha forse conosciuti ai più esperti. Sono mahabandha e bandha traya. Il primo è un vero e proprio asana, in cui, seduti con una gamba tesa e una piegata, si afferra il piede della gamba appoggiata lungo il pavimento con entrambe le mani e, tenendo la schiena diritta, si applicano i tre bandha. Il secondo, invece, allude alla triplice contrazione contemporanea di mula, uddiwyana e jalandhara bandha durante il pranayama. Inoltre, un esercizio simile a mula bandha è asvini mudra (il gesto della giumenta) in cui la contrazione è intermittente e non continua. Si tratta di una delle 25 mudra descritte nella Gheranda-samitha. Consiste nello stringere e dilatare ripetutamete lo sfintere anale. Il testo afferma, inoltre, che tale pratica cura ogni malattia dell’intestino retto e risveglia l’energia assopita di Kundalini donando forza e vigore.
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